I beni culturali costituiscono un prezioso patrimonio artistico che conserva in sé le tracce di un passato gravido di storia. Per quanto l’intrinseca essenza dell’arte possa definirsi eterna, lungi dall’essere eterni sono i materiali di realizzazione delle opere, sottoposte purtroppo all’inevitabile degrado per azione del tempo. Da lì l’importanza della sacra attività del restaurare, volte ad assicurare la conservazione e salvaguardia dell’inestimabile valore culturale dei beni. Chi si occupa professionalmente di restauro e in che modo si struttura il lavoro? Scopriamolo insieme in questo articolo dedicato precisamente al restauro di mobili.
La professione del restauratore
Il restauratore è il professionista che grazie ai suoi studi e alla sua esperienza è in grado di analizzare i dati relativi ai materiali di un bene, al loro stato di conservazione e alla tecnica con cui sono stati eseguiti, per poi progettare e dirigere gli interventi di manutenzione e restauro. Si tratta di una figura definita con precisione a livello normativo da un decreto che disciplina l’insegnamento del restauro in Italia e la conseguente abilitazione alla professione. Le attività del restauratore prevedono nello specifico le seguenti fasi:
- Esame preliminare: raccolta delle informazioni storiche del bene e studio dei materiali costitutivi e delle tecniche di esecuzione, con successiva valutazione delle condizioni di manutenzione.
- Progettazione: compilazione della scheda tecnica per la definizione di un programma esecutivo di restauro.
- Intervento: lavoro vero e proprio previa stipulazione del contratto con il committente.
- Documentazione: redazione delle schede conservative per monitorare le singole fasi dei lavori.
- Ricerca e sperimentazione: partecipazione ad appositi programmi di ricerca sulle tematiche inerenti alla professione.
Per una maggiore visibilità e soprattutto per una maggiore collaborazione con altri professionisti del settore, il restauratore qualificato ha la possibilità di iscriversi all’Associazione Restauratori d’Italia, il cui obiettivo è promuovere l’operato responsabile dei suoi partecipanti.
La normativa individua sei diverse tipologie di beni culturali, a ciascuna delle quali corrisponde uno specifico percorso formativo professionalizzante. Per il restauro dei mobili, la categoria corrispondente è quella dei manufatti scolpiti in legno e degli arredi e strutture lignee. Ma come avviene di preciso il restauro di un antico mobile?
Restaurare mobili antichi
Esistono due diverse tipologie di restauro di un mobile antico:
- Restauro conservativo: intervento di consolidamento sulle parti esistenti del mobile (tarlate, scollate o degradate), senza il necessario ripristino delle condizioni originarie.
- Restauro integrativo: intervento di ricostruzione su mobili che mancano di parti fondamentali.
Appurato il tipo di intervento del caso, il restauro prevede la successione scrupolosa di diverse fasi di lavorazione:
- Sverniciatura: rimozione, qualora necessaria, della vernice vecchia e dello sporco dalla superficie del mobile, cercando di preservare il più possibile la patina originaria. Si realizza soltanto negli interventi di tipo integrativo. Si tratta di un’operazione delicata in cui bisogna salvaguardare l’integrità della patina, ossia la colorazione acquisita dal mobile con il passare del tempo. Da limitare o ancora meglio vietare le sostanze abrasive e troppo aggressive contenenti acido.
- Trattamento dei tarli: iniezione di prodotti anti-tarlo nei buchi del legno. Un insetticida inodore e incolore è la permetrina.
- Ripristino dell’impiallacciatura: integrazione, ove necessaria, di materiale antico tramite colla naturale a caldo. L’impiallacciatura è lo strato di legno di finitura, costituito da un sottile foglio di materiale pregiato, dallo spessore non superiore al millimetro.
- Ricostruzione delle parti mancanti: interventi che, nel caso di restauri integrativi, riportano il mobile alla sua struttura originale.
- Stuccatura: eseguita con un impasto di stucco e terre colorate che si avvicinino il più possibile alla tonalità originale del legno.
- Finitura a gommalacca: trattamento di levigatura e lucidatura che restituisce al mobile il sapore di un tempo. Consiste nell’applicazione a tampone della gommalacca, una sostanza resinosa naturale che, sciolta in alcool e mescolata con altre resine, permette di lucidare il legno. È un’operazione piuttosto complessa suddivisa in diverse fasi così articolate: preparazione del fondo, prima mano, carteggiatura, spaiettatura, seconda mano, spaiettatura, ingrassaggio oliatura e finitura. Nelle prime fasi è opportuno aiutarsi con un pennello quasi asciutto dalle setole corte, soprattutto in presenza di parti intagliate e intarsiate.
- Patinatura a cera d’api: Applicazione di uno strato di c’era d’api per ottenere una patina uniforme che proteggerà la superficie del legno.
Il costo del restauro di un mobile dipende da una serie di fattori determinabili tanto prima come nel corso dell’intervento stesso, i più importanti dei quali sono le operazioni da realizzare in base al progetto di restauro, il tempo necessario per svolgere ogni singola operazione e i costi dei materiali utilizzati.
Per i restauratori provetti un ottimo punto di riferimento prima di accingersi a un intervento è la bottega virtuale Arte del Restauro, creata da un professionista di restauro di mobili antichi, che mette a disposizione dell’utente una grande varietà di servizi, tra corsi via internet, iscrizioni a corsi dal vivo tenuti da Mastri Artigiani, acquisto online di manuali, DVD e prodotti per il restauro, così come articoli di approfondimento e curiosità in materia.
Insomma, restaurare è un’arte e una passione: non si può portare in vita il passato senza la giusta preparazione e accuratezza nel presente.