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Magritte e il Surrealismo: nei suoi quadri mistero ed ambiguità

Il belga Magritte è uno dei più significativi esponenti del Surrealismo, il movimento artistico e culturale che si afferma a Parigi con il Primo Manifesto Surrealista, redatto dal poeta André Breton nel 1924.

Traendo spunto dai principi della pittura metafisica, ma soprattutto dalle teorie della psicanalisi freudiana, i Surrealisti affermano il bisogno di esprimere, anche in uno stato di veglia, l’inconscio dell’uomo, il vero ”io” interiore. E ciò senza l’intervento della ragione, che mettendo in atto meccanismi inibitori, obbliga l’uomo a reprimere i propri sentimenti, a nasconderli.

Per raggiungere questa libertà è necessario lasciarsi guidare dall’inconscio, come accade nel sogno, quando le immagini si susseguono senza un apparente legame, ma in effetti rivelano quella realtà che spesso è ignota a noi stessi.

Breton, al riguardo, propone sia per la letteratura che per la pittura la tecnica espressiva della “scrittura automatica”, in cui l’artista entra in una sorta di trance vigile e lascia che la sua mente associ parole o immagini senza logica e senza razionalità.

Il pittore surrealista René Magritte

Cenni biografici e stile dell’artista

Nato a Lessines nel 1898, e deceduto a Bruxelles nel 1967, René Magritte studia all’Accademia di Bruxelles e muove i primi passi da pittore nell’ambito delle avanguardie del ‘900, assorbendo le influenze del Cubismo e del Futurismo.

La svolta surrealista avviene dopo la visione di un quadro di De Chirico, “Canto d’Amore”, dove sul lato di un edificio sono accostati l’enorme testa di una statua greca ed un gigantesco guanto di lattice. Vediamo il quadro qui di seguito:

Il Canto d'Amore di De Chirico segna la svolta surrealista di Magritte

Realizzati con lo stile da illustratore, a tratti quasi infantili, i quadri di Magritte sfuggono a qualsivoglia illusionismo fotografico, conservando al contrario un aspetto “pittorico”. Ed in ciò si riscontra l’incolmabile distanza tra la realtà e la rappresentazione, una delle costanti poetiche dell’artista: spesse volte il suo surrealismo sta proprio nella confusione che attua tra i due termini.

Nessuna logica, nessuna razionalità, è presente nelle opere di Magritte: accostamenti dissociativi, deformazioni irreali, composizioni insensate, prospettive alterate, sono la sua “firma”.

È una realtà diversa quella che emerge dalla sua pittura, una realtà sfuggente, che desidera svelare i lati misteriosi dell’Universo. Ed il risultato è un totale disorientamento per l’uomo, in un mondo traboccante di immagini e simbolismi.

Riscontreremo meglio tutti questi aspetti nel paragrafo seguente, attraverso l’analisi di alcuni dei quadri realizzati dall’artista.

La Trahison des images (Il tradimento delle immagini)

La Trahison des images (Il tradimento delle immagini, olio su tela, 1928-29) costituisce l’opera-simbolo di Magritte, in cui realtà e rappresentazione si confondono.

L’opera raffigura l’immagine di una pipa, dipinta su di uno sfondo monocromo, seguita dalla seguente didascalia: “Ceci n’est pas une pipe”, ovvero, in italiano, “Questa non è una pipa”. La didascalia sta a significare che un quadro, anche se rappresenta una pipa, è qualcosa di molto diverso da una pipa “reale”: ciò che stiamo guardando, cioè, è solo l’immagine, e non l’oggetto chiamato, appunto, “pipa”.

Trahison des images è l'opera-simbolo di Magritte

Gli Amanti

Gli Amanti (olio su tela, 1928) propone un tema caratterizzante la pittura di Magritte, ed infatti ritroveremo i due soggetti in altri quadri ma con il volto scoperto o i volti affiancati.

Due amanti si baciano, con le teste coperte da un panno bianco che impedisce loro di vedersi e comunicare, generando un profondo sentimento di angoscia: in ciò si ravvisa un riferimento alla madre dell’artista, suicidatasi gettandosi nel fiume Sambre a Châtelet e ritrovata annegata, con il capo avvolto dalla camicia da notte.

Il bacio che i due si scambiano è un bacio che nasce da un amore muto, incapace di un linguaggio differente da quello del corpo, ma che lascia tuttavia trapelare una forte passione. È il “bacio della morte”? Le interpretazioni possibili sono tante e diverse, e ciò perché Magritte non ha mai voluto una spiegazione dell’opera che conducesse ad una conclusione “definitiva”. Il reale ha più significati mediante più punti di vista, ed il “vedere” è un “vedere oltre”, arcano e non razionale.

Gli Amanti di Magritte si baciano con i volti coperti da un panno bianco

Il Falso Specchio

Il Falso Specchio (olio su tela, 1928) è un’altra opera-icona del pittore belga. Il dipinto raffigura un grande occhio in cui l’iride è una finestra dalla forma circolare che si apre su un cielo attraversato da nuvole bianche. La pupilla è un sole nero.

Un’immagine, quella dell’opera, che apparentemente potrebbe essere semplice, ma che invece si rivela in tutta la sua ambiguità: iniziando dalla pupilla, che inspiegabilmente è un sole nero. E poi il cielo: è quello reale, oppure è un “falso specchio” appunto, che non rappresenta ciò che vede l’occhio, bensì ciò che crediamo di vedere?

Il Falso Specchio è un'altra opera-icona di Magritte, dalla forte ambiguità

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